Ma come fanno i giovani a trovare lavoro?

POV: SEI UN GIOVANE CHE CERCA LAVORO

La situazione lavorativa della Generazione Z in Italia è caratterizzata da una serie di sfide, ma negli ultimi anni sono stati registrati alcuni miglioramenti significativi. La GenZ ha dovuto affrontare un mercato del lavoro instabile e competitivo, sebbene negli ultimi anni ci siano segnali positivi di cambiamento.

Uno dei principali miglioramenti è rappresentato dall’attenzione crescente delle aziende verso i lavoratori più giovani. Le imprese stanno sempre più riconoscendo il valore delle competenze e delle prospettive uniche che la GenZ può portare, come ad esempio una forte conoscenza della tecnologia e una mentalità aperta al cambiamento.

Le aziende stanno adattando le loro politiche di reclutamento e gestione del personale per attrarre e trattenere i talenti della GenZ. Questo può includere offerte di formazione continua, flessibilità lavorativa, possibilità di lavorare in remoto, e un ambiente di lavoro inclusivo e diversificato.

Inoltre, le ultime tendenze mostrano un aumento del lavoro freelance e delle opportunità di lavoro autonomo per i membri della GenZ: piattaforme online e nuovi modelli di business stanno permettendo ai giovani di mettere a frutto le proprie competenze in modi innovativi e indipendenti.

In sintesi, sebbene la situazione lavorativa per la Generazione Z in Italia continui ad essere impegnativa, ci sono segnali di progresso e di adattamento, ma rimane fondamentale conoscere il mercato del lavoro per sapere come muoversi senza rischiare di rimanere schiacciati dalla frenesia e dalla rapidità.

In Italia, va ammesso, il mercato del lavoro è meno accogliente nei confronti dei giovani rispetto alle altre nazioni europee: secondo i dati Eurostat, la percentuale dei neolaureati tra i 24 e i 34 anni che riescono a trovare un’occupazione entro tre anni dal conseguimento del titolo è pari solamente al 65,2%; la performance peggiore all’interno dell’UE (che ha una media dell’82,4%). 

UNIVERSITÀ E MONDO DEL LAVORO NON SI PARLANO

Ciò mostra anche come persista un mismatch tra le competenze acquisite dai laureati e quelle richieste dalle aziende.

La situazione non migliora granché se si osserva la percentuale di giovani NEET italiani tra i 15 e i 29 anni, che è pari al 19%, questo significa che
un giovane su 5 in Italia non lavora e non è impegnato in un percorso di istruzione o formazione. Nonostante questa statistica sia in costante miglioramento, rappresenta ancora il secondo dato peggiore in UE dopo la Romania.

Tutto questo si traduce in una dinamica del lavoro statica e con retribuzioni più basse rispetto ai principali Stati europei. Una diretta conseguenza è rappresentata dall’alto livello di emigrazione dei giovani italiani verso l’estero, con l’obiettivo di migliorare la propria condizione economica e ampliare le proprie opportunità di crescita e di realizzazione.

Negli ultimi dieci anni i giovani italiani trasferiti all’estero sono costantemente aumentati, mentre sono stati meno numerosi i rientri in patria. In base ai dati ISTAT, nel decennio 2012-2021 è espatriato dall’Italia oltre 1 milione di residenti, di cui 337 mila giovani tra i 25 e i 34 anni, di questi ultimi oltre 1 su 3 al momento della partenza era in possesso della laurea (per un totale di 120 mila persone). D’altro canto, i rimpatri di giovani della stessa fascia d’età sono circa 94mila nell’intero periodo considerato, di cui oltre 41mila in possesso della laurea: la differenza tra i rimpatri e gli espatri dei giovani laureati è costantemente negativa e restituisce una perdita complessiva per l’intero periodo di oltre 79mila giovani laureati. 

CI SONO SEGNALI DI MIGLIORAMENTO?

Oltre alle condizioni strutturali ed economiche del nostro Paese non all’altezza, molte aziende non riescono ancora ad offrire realtà lavorative in linea con le nuove tendenze e preferenze che riguardano in particolare i giovani della Generazione Z. Entro il 2025 circa il 27% della forza lavoro nei paesi OCSE apparterrà alla GenZ, questo dato ha un’elevata importanza visto che ogni generazione ha propri bisogni e priorità, recepire queste tendenze è fondamentale per le aziende per assumere e fidelizzare lavoratori giovani e competenti.

Sebbene la retribuzione rimanga un fattore importante nelle decisioni di assunzione, un compenso più alto della media non si traduce necessariamente in un maggiore impegno, in una maggiore motivazione o in una maggiore fedeltà, soprattutto quando si tratta di lavoratori più giovani.

I giovani sono molto più attenti all’equilibrio tra lavoro e vita privata rispetto alle generazioni precedenti. Circa 7 giovani su 10 della GenZ attribuiscono molta più importanza ad amici e famiglia che alla carriera lavorativa. Altri fattori più importanti della retribuzione che incidono nella scelta di rimanere con l’attuale datore di lavoro sono la flessibilità, ma anche la presenza di un ambiente di lavoro sicuro e solidale.

Le difficoltà sopra indicate mostrano alcune criticità strutturali del mercato del lavoro italiano, tra cui i limiti dell’attuale sistema di istruzione superiore nel promuovere un efficace inserimento professionale dei propri laureati, oltre che una mancata corrispondenza tra le esigenze dei giovani lavoratori e la cultura aziendale che contraddistingue molte realtà italiane.

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